Ricordo ancora, alle scuole medie, quei pomeriggi passati a leggere sdraiata sul letto, mentre sfogliavo l’unico romanzo di Harper Lee: To keel a Mockingbird, titolo originale di Il buio oltre la siepe.

Ricordo bene i personaggi che mi hanno accompagnata in quei lunghi pomeriggi, ricordo la tensione, i dubbi crescenti, le incertezze che si facevano largo nella mia mente di ragazzina. Era una storia complessa, ma scritta in modo sorprendentemente semplice. Sembrava destinata a diventare soggetto di un film, e così fu. Il film uscì nel 1962, solo due anni dopo l’uscita del libro, nel 1960.

Il film fu diretto da Robert Mulligan e interpretato da un magistrale Gregory Peck, nel ruolo di Atticus Finch. Vinse tre premi Oscar e nel 1995 fu deciso che doveva essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. (Riferimenti: Wikipedia)

Il buio oltre la siepe, al Santuario

Il-buio-oltre-la-siepe-spettacolo Il Buio oltre la siepe di Arianna Scommegna

Il momento in cui la mia strada si è incrociata nuovamente con il romanzo Il buio oltre la siepe, era una sera di giovedì, della prima settimana di agosto.

Avvenne il 6 agosto, in Piazza del Santuario a Treviglio, che una piccola grande donna fece rivivere sulla scena quella storia senza tempo. Una grande interpretazione per una modesta figura, delicata e apparentemente timida, come Arianna Scommegna.

Uno spettacolo all’interno della rassegna di Desidera teatro Festival, e organizzato con il Comune di Treviglio, con la produzione di ATIR Teatro Ringhiera.

A dispetto della modestia di una lettura recitata (che non può paragonarsi alla complessità di una regia), da spettatrice, ho assistito all’incarnazione viva di Scaut, con la sua voce infantile, i suoi scatti d’ira, la sua impulsività. L’ho vista discutere con il fratello Jem, di qualche anno più grande; l’ho vista entusiasmarsi durante l’incontro con l’ amico Dill. Di lui, ho riso, della sua buffa zeppola, dei suoi tic, e della sua curiosità morbosa. Ho ammirato i toni seri e calmi di Atticus Finch, e mi pareva di poter vedere la sua figura seria, non più giovane, con l’aria d’avvocato, proprio come lo descrive Harper Lee nel suo libro.

Così me lo immaginavo Atticus, da ragazzina: un uomo serio e decisamente meno affascinante di Gregory Peck.

E Boo Redley? Ero fra il pubblico, quella sera del sei agosto, quando quei tre bambini tramavano all’insaputa di Atticus, per vedere il misterioso Boo. Ho assistito alle loro corse pazze, ho visto Jem mentre correva sotto la rete e lasciava là i suoi pantaloni, impigliati. Ho percepito la sua paura, quando ha detto a Scaut che qualcuno aveva liberato i suoi calzoni impigliati, e gli aveva piegati, e messi là, sulla rete. Ho percepito la tensione del mistero.

Ho avuto paura per la vita di Scaut e di suo fratello Jem, quando sono stati attaccati dall’ubriacone Ewel. Ho provato la sua sensazione di smarrimento quando cercava la via di casa, attraverso la fessura dell’ingombrante vestito per la festa di Halloween. E ho sentito tenerezza, quando ho scoperto che Boo Redley era solo una creatura spaventata, un usignolo indifeso, ben lontano da quel mostro che correva nell’immaginario collettivo.

Il buio oltre la siepe secondo Arianna Scommegna

Piazza-Treviglio Il Buio oltre la siepe di Arianna Scommegna

Gli ho sentiti vivi quei personaggi, ho potuto vedere i loro gesti, ho provato le loro emozioni e ho vissuto le loro paure, le loro angosce.

Ho ammirato la vita di quei personaggi sul palco: I tic, la mimica. E ho capito quanto fossero vicini al mio contesto culturale, nonostante fossero nati per rispecchiarne uno completamente diverso.

Arianna Scommegna ha utilizzato il testo di Harper Lee, per creare uno spettacolo comico, ironico e tagliante. I suoi personaggi si avvicinano a noi, comunicano con noi. Ci fanno sentire la realtà di una piccola cittadina dell’Alabama degli anni 60′ e, forse, per i contenuti che tratta e per la forza con cui vengono comunicati ci sembra di viverla ogni giorno. E ci sentiamo coinvolti anche noi spettatori nella storia di Lee.

Cosa ci trasmette lo spettacolo

Non siamo noi a condannare il povero lavoratore di colore Tom Robinson, per uno stupro non commesso. Noi siamo là, in platea, a patteggiare per l’eroe tutto ad un pezzo, l’avvocato Finch.

Nessun buon cittadino (italiano e non) si riunirebbe in gruppo, per malmenare un innocente chiuso in carcere.

Quale onesto spettatore e cittadino nutrirebbe mai dei pregiudizi verso una persona che non conosce, solo perché è chiusa in casa dalla famiglia per una ragione sconosciuta?

Mi piacerebbe poter rispondere nessuno, ma sarebbe solo l’incipit distorto di una bella favola, che ancora oggi ci piece sentire e continua ad illuderci.


IL BUIO OLTRE LA SIEPE

di Harper Lee

produzione ATIR Teatro Ringhiera

con Arianna Scommegna


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